4. Il nipotino di Einstein

05.12.2013 13:10

Louis accettò la proposta di Raymond di trasferirsi all’Ospedale Universitario.  Negli anni successivi studiarono centinaia di pazienti.  Ogni volta che nuove coppie arrivavano in pellegrinaggio al Tempio di Parker, Louis vedeva nei loro sguardi il tormento misto alla speranza e ripensava a corridoi d’ospedale e odori di disinfettanti.  La storia di quei disperati era la sua.  Studiava i liquami di centinaia di coppie sterili da tutto il mondo.  Prelevava gli spermatozoi e le cellule-uovo: una parte veniva usata per fabbricare un figlio, l’altra congelata per le ricerche. 

Louis si occupava degli esperimenti e il Professore dei dati.  Il Maestro non lavorava da solo.  Era in contatto con molti scienziati.  Pensava forse di essere Raffaello: affidava a ciascuno dei suoi artigiani una porzione del grandioso affresco, ma rimaneva l’unico a conoscerne la struttura complessiva.  Alcuni erano vecchi compagni di banco, altri conoscenti.  Che nomi… da capogiro… dal biochimico Grimm di Oxford, già premio Nobel, all’illustre genetista newyorkese, il vedovo triste Richards; dall’arguto psicologo Osborn di Harvard, all’eccentrico statistico Thompson del Massachusetts Institute of Technology... 

 

Primavera 2012.  Miami. 

Raymond Parker si ammalò.  Gli restava poco da vivere.  Le sue passeggiate avanti e indietro nello studio diventarono un ricordo.  Non si faceva vedere quasi più nei laboratori.  Tamburellava sulle tastiere, discorrendo per ore chissà con chi.  Non partecipava più agli esperimenti e si limitava ad immagazzinare i dati che Louis gli passava in continuazione.  Era sempre più scontroso.  Mai stato così odioso.  In un primo momento Louis pensò che si trattasse della fretta di terminare gli studi di una vita, prima che la malattia glielo impedisse.  Poi ipotizzò che il Professore avesse ricevuto pressioni dall’esterno.  In fin dei conti, nonostante il riserbo, l’eco delle idee era rimbalzata sui muri del laboratorio.  Chissà in quali orecchie era finita... 

I risultati si accumulavano.  Fu chiaro che Parker ci aveva preso.  Alla grande.  Louis era impaziente.  La teoria era troppo sfrenata e bisognava divulgare la notizia solo dopo verifiche attente.  La pubblicazione doveva essere inattaccabile. 

Quando Louis arrivò a collezionare 5300 coppie affette da infertilità da cause sconosciute, si accorse di avere 300 coppie miste.  Magnifico.  Ne parlò con Raymond e gli chiese il permesso di iniziare la stesura.  Il vecchio pallido, seduto alla scrivania che sembrava sempre più grande, lo autorizzò con un filo di voce.  Gli era rimasto quello e non intendeva sprecarlo.  Louis cominciò.  Quando cambiava una virgola correva da Parker.  Lui si limitava ad annuire.  Era distratto.  E pensare che un tempo il Super-Manoscritto sarebbe stato eccitante quanto il primo bacio di Hilde... tempi passati. 

 

A gennaio del 2013 Louis si presentò tutto contento con un pacco di fogli spillati.  “Finito.  Il titolo che avrei scelto è: «L’Homo Sapiens È Solo?» Le piace?”  Il Professore iniziò a leggere.  Non avidamente come Louis si sarebbe aspettato.  “Bene, Louis. Bene, bene. Continua.”

Louis era euforico. Completare la «Bibliografia», ritoccare lo stile.  Ed il gioco era fatto.  Inviare il lavoro a «Nature».  Dedica prevista: “A tutti quelli che vivono, ma non vivono; però vorrebbero vivere.”  Già vedeva il suo nome e quello di Parker accanto a quelli di Einstein e Newton nei libri di scuola.  Interventi ai Simposi mondiali, dispute con gli invidiosi... chissà, magari tra una ventina d’anni avrebbe preso anche il Nobel… sperava ingenuamente che il Professore, nonostante la malattia, potesse sopravvivere tanto da ritirarlo anche lui... 

In quei giorni Raymond, ancora in buona salute, partì per un giro di conferenze europee.  Era invitato a molti Meeting in qualità di ospite d’onore.  In questi scialbi convegni veniva vezzeggiato in un modo che gli dava il voltastomaco.  Ma non si sottraeva.  Pecunia non olet.