9. Il Barone rampante

05.12.2013 04:08

Fierabene era il figlio del Professor Fierabene, il nipote del Professor Fierabene, il bisnipote del Professor Fierabene.  Ma a differenza di tanti figli di papà, nipoti di nonni o bisnipoti di bisnonni, era un tipo in gamba.  Alto ed ben piazzato, girava in foulard e in Ferrari.  Le guance appena appena cadenti, l’accenno di calvizie ed gli incisivi da topo non gli impedivano una promiscua vita sentimentale, grazie anche (oltre a tutto il resto) alla contagiosa simpatia.  Nello studio aveva messo delle buste di plastica sulle bocchette antincendio in modo da poter fumare liberamente.  Messo dal padre a fare il vice di Macchi, era stato una scelta vincente: tenacia imprenditoriale e acutezza d’ingegno.  Aveva un baule di importanti pubblicazioni ed utili conoscenze nell’aristocrazia dei Baroni, cosicché Riccardo non poteva certo impensierlo.  Però lo incuriosiva.  Fierabene era un gran polemico, anche se interno al sistema, e gli piaceva pensare che qualcosa nelle idee eretiche di Avenario non quadrasse. 

Di pomeriggio al golf insisteva, mordeva, lo provocava: “Negli ultimi anni siamo passati dalle cabine telefoniche all’iphone, dalla cartolina a Facebook…” Riccardo era nervoso perché aveva sbagliato ancora la buca.  “Siamo passati? Sono passati, vorrai dire! Io stavo qui, e non ci ho capito un cazzo!  Non sono mai stato altro che uno spettatore innocente! Il progresso dell’umanità, il miglioramenti… io che c’entro? Mica ci ho partecipato! L’ho solo subito! Che bello, andiamo tutti insieme verso il progresso! Noi? Noi chi? Io che c’entro? Io sono qui per caso!”

Una mattina la Giacco uscì piangendo dallo studio di Macchi.  Si fece un capannello di curiosi nel corridoio, ognuno diceva la sua.  Tutti amavano Francesca ed erano dispiaciuti.  L’unico che pareva indifferente era Riccardo.  Fierabene glielo fece notare.  Riccardo scrollò le spalle.  “I nostri sensi si intersecano con gli oggetti e i fatti attorno a noi, quelli vicini ed anche quelli lontani.  Ogni cosa interagisce con le altre senza nemmeno saperlo.  È possibile che Macchi stamattina abbia trattato male Francesca perché era nervoso perché aveva litigato con la moglie che era nervosa perché il nipotino lasciatogli in consegna dalla figlia aveva pianto tutta la notte perché ieri non aveva visto il cartone di Peppa Pig sul computer perché la linea Internet era interrotta perché un topo l’aveva rosicchiata perché era affamato perché non aveva potuto mangiare nei sacchetti della spazzatura perché il sindaco aveva precettato gli spazzini in sciopero perché” Fierabene lo interruppe.  “Quindi secondo te Francesca è stata sgridata da Macchi per colpa del sindaco?” Avenario:  “È inutile pensarci su.  Tutto fa parte di una rete generale e cercare le cause ultime non ha senso.  Le cause sono così interconnesse che in realtà nemmeno esistono, eppoi sono soggette alle leggi imponderabili del caos.” Però alla fine fu Riccardo a bussare alla porta dello studio dove Francesca si era rinchiusa e a convincerla ad uscire.  La abbracciò e lei, col naso nella sua spalla, si sentì subito meglio.